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Inizio del periodo d'Avvento

Oggi 29 Novembre 2020 inizia il nuovo anno liturgico con il tempo dell’avvento. L’avvento, come la primavera per la natura, colora di nuovo la vita. E’ un tempo per rileggere la nostra storia, di intravedere nuovi germogli. Sentire nostalgia di qualcosa, che possa togliere pesantezza alla nostra esistenza. Con gioia andiamo incontro al Signore che viene, che si rende presente in mezzo a noi, già adesso, per spezzare ancora per noi  il pane della parola e il pane dell’eucarestia. Le candele, che si accenderanno ogni domenica d'avvento, ci ricordano che Gesù è venuto a vivere le tenebre del peccato ed a condurci nel suo regno glorioso, ci aiutano ad essere vigilanti. La fiamma luminosa ci spinge a crescere nell'amore.

“Un anno che inizia è come riprendere in mano il filo della mia vita, del mio cammino di fede e cominciare a fondarlo su cose più serie. Diciamo che ogni anno che passa dovrei crescere nella fede; ma non sempre è così, perché per quanto amore ci posso mettere, le preoccupazioni della vita, le sofferenze, le stanchezze, le assenze piano piano mi fanno perdere di vista quello che è il filo logico del mio cammino di fede. Avvento è attesa, ma chi attendo? Cosa attendo? L’attesa non è solo l’inquietudine di attendere la persona che amo, ma è anche il senso della vita. Il vangelo di Marco, ci dice, “…voi non sapete quando ritornerà se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino…”, però  sono in cammino in questa vita, una vita che ci è stata regalata, della quale non sono il padrone, sia che viviamo sia che moriamo, noi siamo del Signore. Allora per attendere, io dovrei collocare la mia presenza, in questo mondo, in una realtà molto più vasta. Intanto, capire chi sono e dove vado, e scoprendo magari le mia fragilità, che esiste il dolore, che le cose belle della vita si possono sciupare, che i grandi amori possono finire, e questo crea grandi dolori in me, grande sofferenza. Allora devo rileggere questa cosa, perché esiste il male? Perché esiste la zizzania? Perché dentro di me scopro che esiste il male, perché a volte faccio cattiverie , tante volte le ricevo, ma in questo cammino si può vivere così? Ci può essere una speranza di un mondo nuovo, di una capacità di leggere la vita con più serenità, con più cuore, con più patos. Ed è qui che entra in gioco Isaia che scrive ad una comunità che rientra dall’esilio, una comunità che non trova pace.

Isaia sperava di costruire una comunità di giusti, una comunità capace di fidarsi di Colui che li ha liberati, che li ha fatti tornare a casa, una comunità che riesce a mettere insieme corde d’amore per amarlo, una comunità bellissima, ma nella pratica non esiste perché ognuno ha la sua identità, personalità, la sua esperienza, il suo cammino, ma quando provi a mettere insieme, per quanto affetto ci possa essere, esistono sempre invidie ,gelosie, pettegolezzi. Non sempre l’aggregazione di Dio è Gesù, ma ci sono aggregazione umane che spezzano questo rapporto con Dio. Isaia recupera l’inizio della creazione: Padre, argilla. E’ in questo contesto che dovremmo mettere la nostra vita, per attendere non solo qualcuno che ho incontrato, ma che, riconosco che ha forgiato la mia vita, e che io nel tempo non ci sono a caso, ma Lui mi ci ha messo perché ha un progetto su di me, dove ogni giorno ci sentiamo plasmati (argilla) da Lui, di questo Padre che non è giudice, che non è il solo creatore, ma è quello che ci dà la vita, quello che soffia, che ci fa gridare “non c’è la faccio senza di Te”, quel Padre che ha creato la luce e ha acceso nell'uomo fatto a sua immagine la fiamma del suo amore, che ha mandato suo Figlio, la luce vera per illuminare ognuno di noi portando nelle tenebre lo splendore della verità e della Grazia. 

In questo cammino d’avvento ci sarà Maria che è complice di questa presenza di Dio nella storia, con la sua maternità, con il suo si, con la sua tenerezza di madre; è l'espressione di una umanità complice di Dio per il suo ingresso nel mondo; ci sarà Giuseppe quando i sogni si scontrano con la realtà ma è capace di fidarsi di Lui; ci sarà Giovanni Battista che ci insegna ad essere uomini tutti d’un pezzo, capaci di pagare di persona l’amore verso il signore. Il Dio eterno, Padre della luce, non ci lascia soli nel cammino. All'inizio di questo tempo di Avvento noi guardiamo a Lui, ed in Lui riportiamo la nostra speranza.”

Corriamo un po’ tutti questo rischio di lasciare che il tempo scorra un giorno dopo l’altro con il carico di fatica, di tensioni che si susseguono, senza pause. E noi siamo viaggiatori che macinano chilometri, senza conoscere il paese che attraversano, della gente che si incontra, preoccupati solamente di fare strada per arrivare a sere, per poi ripartire di nuovo. Sia l’avvento un tempo di vegliare, di riflettere, di sostare, di aprire cuore e mente alla Sua parola, alla Sua presenza per seguire le sue orme sulla giusta strada.

Buon cammino di Avvento a tutti

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